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Dopo la presentazione,
avvenuta il 31 Agosto durante la Rievocazione Storica del Circuito
di Ospedaletti, ecco finalmente disponibile il nuovo libro di
Adriano D'Andrea, scritto insieme a Vincenzo Novella e dedicato
a Guido Mandracci, campione motociclistico degli anni '70.
ll libro, corredato da oltre 100 foto
b/n e colori, ripercorre la carriera del popolare campione dalla
fine degli anni '50 al 1998, anno in cui Guido partecipò
al "Centennial Classic TT" di Assen, prima di ritirarsi
definitivamente dalle piste.
E' inoltre arricchito dagli aneddoti
raccontati da Vincenzo Novella, amico fraterno e meccanico del
nostro Campione, che danno un'idea dell'ambiente "rustico"
del mondo delle corse degli anni passati, ben lontano dal rutilante
circus delle corse odierne.
Il costo del volume è di 15
€ + spese di spedizione.
E' possibile il pagamento tramite Bonifico
Bancario
Chi fosse interessato all'acquisto,
può rivolgersi direttamente all'autore (tra l'altro Esaminatore
Moto d'Epoca Registro Storico FMI) che è reperibile dal
lunedì al venerdì dalle ore 10,00 alle ore 12,00
al n° cell. 347 9231541, venirci a trovare presso la sede
del Moto Club, in Via Ardizzoni 6 a Taggia tutti i venerdì
dopo le 21,30 oppure inviare una e-mail all'indirizzo info@mcva.it.
Ricordiamo inoltre, dello stesso autore,
il volume "Un Gran Premio tra il mare e gli ulivi",
dedicato al Circuito stradale di Ospedaletti.
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Prefazione
Questo lavoro è nato dal
desiderio di far conoscere la storia di un pilota.
Ma non è semplicemente la storia di un pilota.
Raccogliendo il materiale che è servito a realizzare
questo libro, leggendo e rileggendo articoli di testate ormai
scomparse, catalogando fotogra?e che hanno ingaggiato una
lotta senza quartiere contro il tempo, si è pian piano
manifestato un aspetto peculiare che caratterizza la figura
di Guido Mandracci.
Un aspetto che è diventato ancora più evidente
lavorando fianco a fianco con Vincenzo Novella, il compagno
di mille avventure – mi si conceda la retorica - di
Mandracci.
Ho ascoltato racconti e aneddoti, ho seguito spiegazioni tecniche
precise e dettagliate ed ho sentito descrizioni di ambienti,
circuiti e personaggi. Mi sono ritrovato “dentro”
la storia, ed ho incontrato un Mandracci diverso da quello
che mi aspettavo.
Guido Mandracci il pilota? Certo, è ovvio. Guido Mandracci
il campione? Anche. Guido Mandracci il protagonista di tante
battaglie sulle piste di tutta Europa e oltre? Si, naturalmente.
Tutto questo, ma anche molto di più.
Quella di Mandracci non è solamente la storia di un
pilota, poiché Guido può benissimo essere considerato
come una sorta di “testimone del tempo”.
La carriera di Mandracci è la perfetta metafora della
trasformazione del motociclismo da “eroico” in
“moderno”: le sue prime esperienze sono state
vissute in un motociclismo
“artigianale”, che proprio negli anni in cui si
svolge la carriera di Guido diventa un motociclismo “scientifico”.
Una trasformazione che ha significato l’avvento di motociclette
sempre più veloci e sofisticate, di autodromi moderni
costruiti con un occhio di riguardo alle problematiche della
sicurezza, di organizzazioni sempre più professionali
che nulla lasciano all’improvvisazione.
Sono anni nei quali il motociclismo ha compiuto quello che
si può ben definire un salto epocale, sacrificando,
magari, quel romanticismo che aleggiava nel paddock - ma sarebbe
meglio chiamarlo “parco conduttori” - e nelle
officine nel periodo in cui Mandracci iniziava ad affermarsi.
L’avventura del pilota di Arma ha attraversato quasi
20 anni di storia motociclistica, passando dai piccoli “micromotori”
– allora si chiamavano così – da “frazioni”
di cavallo, equipaggiati con pneumatici di uso universale
strada/fuoristrada/pista, alle potentissime pluricilindriche
da gran premio degli anni ’70, con le prime, sofisticate,
gomme slick.
L’immagine di Guido rannicchiato sulla piccola Bultaco
125, “ben protetto” dal classico casco Cromwell
a scodella, è lontanissima da quella che vede il pilota
di Arma completamente raccolto dietro la carenatura della
poderosa Suzuki 750, “sparato” ad oltre 300 all’ora
sulla sopraelevata di Daytona. Eppure tra queste immagini
passano pochi anni, nemmeno due lustri.
Seguendo la carriera di Mandracci, l’appassionato viene
proiettato in una realtà in rapida evoluzione, con
scenari in continuo mutamento. E proprio considerando queste
trasformazioni, ecco emergere l’aspetto più a?ascinante
di Guido: quello di essere rimasto sempre “uno di noi”.
Un appassionato di moto, un motociclista diventato pilota
e poi campione, restando comunque legato alle sue abitudini
di persona “normale”.
Uno di noi, appunto, non la superstar che vive in un mondo
tutto suo, ma il corridore che, pur affermato, si sporca le
mani lavorando sulla sua moto nei box dei circuiti come nell’offcina
di casa.
È illuminante, in proposito, una fotogra?a pubblicata
da un periodico specializzato a corredo di una lunga intervista
con Mandracci; il pilota ligure è ritratto in un box
di Daytona in occasione della 200 Miglia, una delle competizioni
più prestigiose del mondo, disputata come pilota ufficiale,
mentre lavora su un carburatore della sua moto, come un qualsiasi
meccanico.
E questo suo modo di fare, la disponibilità con i tifosi
e la vicinanza, anche nella mentalità, ai motociclisti
“comuni”, è il motivo per cui ancora oggi
viene ricordato con affetto e simpatia dagli sportivi e con
malinconia da chi lo ha conosciuto
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